I cani sono il risultato di un lungo percorso evolutivo che li ha trasformati da animali selvaggi a compagni fedeli per l’uomo, impiegati in un’ampia varietà di mansioni. Anche oggi le cose non sono cambiate, motivo per cui non è insolito notare una massiccia presenza di animali, soprattutto nel campo assistenziale o dell’intrattenimento.
L’ultima moda che vede protagonisti i cani è il Puppy Yoga, una pratica che si colloca tra la pet therapy e il wellness. Questa novità ha rapidamente conquistato creator e influencer sui social media, ma ha anche sollevato parecchi dubbi tra etologi e amanti degli animali.Si tratta di tenera trovata o di sfruttamento a fini commerciali? Il Ministero della Salute ha fornito una risposta netta, dichiarando il Puppy Yoga illegale!
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Un trend che spopola sul web: il Puppy Yoga
Lo Yoga – disciplina millenaria nata in India e diffusasi in Occidente soprattutto nei primi anni del Novecento – ha guadagnato popolarità in tutto il mondo come pratica per il benessere fisico e mentale. Questa sorta di ginnastica meditativa di natura olistica, incentrata su posizioni fisiche e pratiche respiratorie, ha accolto nel corso degli anni numerose varianti, per soddisfare le esigenze e i gusti dei praticanti moderni. Una di queste ultime è proprio il Puppy Yoga.
Nata negli USA con l’intento – almeno sulla carta – di coniugare l’amore per lo Yoga a quello per gli animali, questa variante del Dog Yoga consiste in lezioni che integrano la pratica tradizionale a sessioni di pet therapy, coccole e giochi, coinvolgendo dei cuccioli di cane. Durante le sessioni, questi ultimi sono liberi di gironzolare per la sala, interagendo con i praticanti, che a fine lezione hanno anche l’opportunità di scattare foto con i piccoli, per poi postarle sui loro profili social.
Inizialmente considerata una trovata tenera per innovare il mondo del wellness e del fitness, il Puppy Yoga ha suscitato non poche perplessità tra associazioni animaliste (tra cui anche l’Enpa), esperti cinofili e amanti degli animali, che si sono interrogate sull’etica alla base di questa pratica.
Il dibattito e le polemiche hanno infine spinto il Ministero della Salute ad avviare le dovute indagini, portando alla scoperta di retroscena tutt’altro che positivi!
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Da trend amatissimo ad attività illegale: cos’è cambiato?
Quella dei social network è una realtà complessa, fatta di contenuti positivi ed educativi, ma anche di false rappresentazioni. Il fenomeno del Puppy Yoga ne è un esempio lampante: dopo essersi diffuso rapidamente sui social attraverso video, reel, immagini e stories, ha alimentato ancora di più il trend, promettendo esperienze incantevoli, tanto per i praticanti quanto per i cuccioli.
Le indagini condotte dalle autorità hanno rivelato però tutt’altro. I cuccioli, forniti in cambio di denaro direttamente dagli allevatori, in alcuni casi erano più giovani delle 8 settimane previste dalla legge, ancora troppo piccoli per lasciare le cure della madre ed essere sottoposti a spostamenti e interazioni faticose, nonché scatti fotografici spesso effettuati controvoglia, con il rischio di creare situazioni di stress e potenziali disturbi comportamentali.
Questi problemi sono già emersi altri Paesi: in alcuni casi i cuccioli venivano privati sia dell’acqua – per evitare che facessero i bisogni durante le sessioni di yoga – sia del sonno, svegliati dai loro pisolini nelle cucce per portare avanti le attività richieste.
Il rischio in Italia riguarda anche la compravendita di cuccioli, come dichiara Giusy D’Angelo, cinofila dell’Enpa: “Il Puppy Yoga rappresenta prima di tutto un’esperienza stancante per i cuccioli, sia dal punto di vista fisico che psicologico, ma incentiva anche adozioni inconsapevoli, tramite acquisto”.
Tenendo conto delle numerose segnalazioni e dei precedenti riscontrati, il Ministero ha dichiarato il Puppy Yoga illegale, sottolineando che pratiche di questo tipo – che rientrano nelle cosiddette AAA, ossia Attività Assistite con gli Animali – devono rispettare la normativa e determinati requisiti, per garantire il benessere psico-fisico degli esemplari. Tra questi c’è l’utilizzo esclusivo di animali adulti e il rispetto di condizioni adeguate.
Ciò che è accaduto sottolinea quanto ancora gli animali siano considerati da molti alla stregua di accessori, capaci di svolgere per gli esseri umani le attività più disparate in cambio dello stretto necessario, come una casa e del buon cibo.
Qualcosa di positivo si può però trarre da questa triste vicenda: casi come questi ci offrono la preziosa opportunità di continuare a sensibilizzarci e sensibilizzare il prossimo sul rispetto dei pelosetti, che da noi meritano affetto incondizionato e soprattutto disinteressato!
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