Il mondo animale, proprio come quello umano, è governato da regole sociali che servono a disciplinare i rapporti tra membri della stessa specie o di specie diverse, ma anche per determinare le interazioni tra noi e i pelosetti.
Sembra incredibile, ma ci sono delle norme di buon comportamento anche per coccolare un gatto! Sappiamo davvero dove accarezzare il nostro micio o anche noi cadiamo in errore?
Non c’è limite alle coccole…o forse sì?
Sebbene dietro a una carezza ci sia sempre un gesto d’affetto, ci sono diversi fattori di cui tenere conto prima di dare il via a una bella sessione di coccole con il nostro micio. Possiamo toccare alcune zone del corpo senza farlo sentire a disagio, mentre altri punti rischiano di rendere l’esperienza poco piacevole per lui.
È bene specificare che ogni gatto è diverso: alcuni esemplari provano una fiducia talmente forte nei nostri confronti, che si lasciano strapazzare senza problemi, mentre altri sono più riservati e potrebbero mettere le cose in chiaro a suon di graffi o morsi! Prima di arrivare a un conflitto, l’ideale è prestare attenzione ai comportamenti del nostro pelosetto, per imparare a conoscere ciò che gli piace e ciò che invece lo infastidisce.
Normalmente infatti è proprio lui a indicarci il modo migliore per accarezzarlo, basta solo saper cogliere i segnali! Prima di tentare un approccio diretto, avviciniamo al suo muso solo la punta del dito e aspettiamo una sua reazione. Spesso sarà lui ad annusarlo e strofinarvisi contro, indicandoci le zone in cui desidera essere coccolato!
Evitiamo gli sfregamenti a mano aperta – o peggio ancora contropelo – per fare in modo che il pelo non accumuli carica elettrostatica fastidiosa per il micio.
Il segreto è lasciarsi guidare dai dettagli: il gatto si struscia contro di noi e accetta di buon grado le nostre attenzioni, magari facendo le fusa? Potremmo aver conquistato la sua fiducia. Se al contrario tende ad allontanarsi, sgrana gli occhi, abbassa le orecchie o muove la coda a scatti è meglio girare al largo!
In quest’ultimo caso evitiamo di sgridarlo o punirlo, poiché contribuirebbe solo ad alimentare la tensione. Premiamolo invece con una crocchetta, uno snack o delle gratificazioni verbali quando la sessione di coccole va a buon fine, per fissare in lui il ricordo di un’esperienza positiva.
Ricordiamo inoltre che un gatto annoiato e nervoso è più propenso a rifiutare le coccole. Riempiamo le sue giornate di attività e giochi, facendolo sfogare con palline e topini o con un tiragraffi!
Zone “ok”: testa, mento, guance, base della coda
È proprio il modo in cui i gatti tendono a strusciarsi che ci fa intuire quali siano le zone perfette per le coccole. Una delle preferite è senza dubbio la base della schiena, situata accanto all’attaccatura superiore della coda. Non è insolito vedere il nostro amico a quattro zampe arcuare leggermente la schiena non appena lo tocchiamo in quel punto, come a volerci confermare che abbiamo il via libera per i grattini!
Tendenzialmente i mici vanno matti anche per le carezze sulle guance e sotto il mento, punti che spesso sfregano sulle nostre gambe, sulle nostre mani o sulle diverse superfici di casa. Questo loro comportamento apparentemente bizzarro non è affatto casuale: in prossimità di quelle particolari zone del corpo si trovano le ghiandole sebacee. Strofinandole su una superficie che percepiscono come familiare, i nostri pelosetti vogliono rilasciare il loro odore e segnare il territorio. Se lo fanno su di noi vogliono comunicare al resto del mondo: “questo umano è nostro e solo nostro!”.
Stiamo però attenti a non soffermarci troppo sui baffi, delicati e sensibili!
Qualcosa di simile avviene per la testa. Un gatto rilassato e contento delle carezze tende a spingerla contro il palmo della nostra mano o a sfregarla su di noi come invito alle coccole. Accarezziamo dolcemente la zona tra le orecchie, soffermandoci dietro di esse con qualche grattino e il nostro gatto sarà conquistato dalle nostre attenzioni!
Zone “no”: pancia, zampe, cosce, coda
Quali sono invece le zone che potrebbero infastidire il nostro pelosetto? Un punto da evitare categoricamente è la pancia, che nel mondo animale viene considerata una parte del corpo molto vulnerabile.
A volte gli atteggiamenti del nostro pelosetto potrebbero trarci in inganno, soprattutto quando si sdraia sulla schiena e ci mostra la pancia. Fraintendere e accarezzarlo in quel delicato punto potrebbe però rivelarsi un grave errore!
In questi casi ci troviamo di fronte a un atteggiamento di sottomissione adottato da molti animali. Questa dinamica consiste nell’esporre il ventre come segnale di resa a un esemplare considerato di rango superiore.
Lo stesso fa il nostro gatto nei nostri confronti: steso sulla schiena a pancia all’aria mostra fiducia e vulnerabilità. Accarezzare quella zona potrebbe portare l’animale a mettersi sulla difensiva, ad allontanarsi o a difendersi con le unghie e con i denti!
È bene evitare i fianchi, considerati delicati tanto quanto la pancia, mentre anche la coda è una zona sensibile che il gatto non ama farsi toccare. Essa ricopre infatti una funzione fondamentale nella vita del gatto, in quanto specchio delle sue emozioni ed elemento che garantisce l’equilibrio durante i movimenti.
Un discorso simile può essere fatto per le zampe, piene di terminazioni nervose che è bene non stimolare. Nella vita del gatto ricoprono un ruolo cruciale di attacco e di difesa, tanto nella caccia quanto nelle interazioni con altri esemplari. Quando dunque il nostro felino di casa nota che questa parte del corpo viene accarezzata o stretta, tende a sentirsi istintivamente minacciato e incapace di difendersi.
Ci sono però diversi momenti in cui è necessario toccare queste zone vietate. Un esempio molto semplice riguarda la regolare toelettatura.
In questi casi è bene permettere al micio di familiarizzare poco per volta con la spazzola o il guanto rimuovipelo, avendo cura di spazzolare con delicatezza le parti del corpo più sensibili e di premiare il pelosetto.
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