Il “felis margarita” o “gatto delle sabbie” è l’esemplare di gatto di cui si sta molto parlando in questi giorni su tutti media. Scoperto dal militare francese Jean-Auguste Margueritte in occasione di una missione, venne descritto per la prima volta a metà dell’Ottocento dal naturalista Victor Loche. Non è una razza ottenuta da incroci e, in verità, neanche nata per convivere con l’uomo in appartamento. Questa razza così particolare vive in deserti sabbiosi e rocciosi, comunque in zone aride, in cui la presenza di acqua è veramente una rarità. Il micio può fare comunque a meno dell’acqua dal momento che ne assimila la giusta quantità dai corpi delle prede che cattura.
Il gatto delle sabbie ha un aspetto molto particolare: un po’ tarchiato, con le zampe corte, la coda lunga e due orecchie grandi e triangolari. Il pelo è fitto, soffice e di color sabbia, con alcune sfumature di grigio e striature sottili nere sui fianchi, attorno alle zampe e rossastre attorno alle guance.
Come sopravvive il gatto delle sabbie? Esce principalmente di notte per sfuggire alle temperature altissime del giorno e quando sorge il sole si rifugia in cunicoli sotto le dune o nei cespugli. Al tramonto, lascia il suo rifugio e controlla il territorio per cominciare l’attività predatoria. Trascorre la notte cacciando uccelli, insetti e serpenti, scava a lungo e ricopre le prede per conservarle. È una razza difficile da individuare in quanto ricopre sotto la sabbia i propri escrementi, cosa che rende difficile studiarne la dieta. Inoltre, la sua colorazione lo rende molto difficile da individuare, mimetizzandosi con la sabbia. È un animale molto indipendente, che tende a spostarsi e a vivere in solitaria, non condividendo neanche i rifugi dove è solito dormire.
Nel comportamento, è molto simile ai nostri gatti domestici, nel lavarsi, nel fare le fusa e nelle circostanze di difesa, tuttavia, come abbiamo già detto, non è un gatto domestico, in quanto il suo habitat fa parte di lui e della sua indole.