Gli studi sull’etologia felina hanno fatto passi da gigante nel corso degli anni, ma sono ancora in molti a fraintendere i comportamenti dei gatti. Considerati creature indipendenti, i mici di casa hanno bisogno di affetto e attenzioni, e sono molto sensibili ai nostri comportamenti. A causa di tanta disinformazione e ai numerosi preconcetti, è molto facile commettere degli sbagli nella gestione di questi meravigliosi animali. Ecco quali sono i 5 errori più frequenti e come evitarli!
1. Offrirgli un’alimentazione inadeguata
In natura i gatti sono creature carnivore. Ciò non significa che non possano consumare alimenti vegetali (anzi, alcuni di loro vanno pazzi per frutta e verdura), ma che la loro dieta è composta prevalentemente dalle proteine della carne e del pesce, che dunque non devono mancare mai nella loro ciotola!
Tenere conto di questo è fondamentale per offrire ai nostri gatti una dieta sana ed equilibrata, il più possibile adatta alle loro esigenze. Evitiamo in ogni modo di dare loro i nostri avanzi – solitamente troppo conditi, poco digeribili o composti da ingredienti potenzialmente tossici – e optiamo solamente per alimenti per gatti.
I cuccioli hanno bisogno di un’alimentazione specifica, ossia crocchette e scatolette di umido della linea Kitten, capaci di fornire al micio tutti i nutrimenti adatti alla sua crescita. A differenza di ciò che in molti pensano (e ciò che talvolta si vede nei cartoni animati) è fondamentale non somministrare latte vaccino, poiché potrebbe causare episodi di dissenteria molto pericolosi. È inoltre importante non nutrire regolarmente i piccoli con cibo per adulti, inadeguato alle loro esigenze.
Gli esemplari più grandi invece possono mangiare alimenti secchi e umidi della linea Adult, mentre quando i nostri mici cominciano a invecchiare, possiamo optare per crocchette e pappette per gatti senior, bilanciate a seconda delle loro necessità specifiche. Ricordiamo di consultare sempre il veterinario ogni volta che abbiamo dei dubbi o che vogliamo apportare delle modifiche alla dieta dei nostri pelosetti!
2. Farlo vivere in “2D”
Cacciatori e abili arrampicatori, i gatti non vivono il mondo come lo viviamo noi. Il loro modo di interagire con l’ambiente non è infatti solamente orizzontale, ma anche verticale, motivo per cui si dice che vivano in “3D”. I mici hanno bisogno di moltissime opportunità per raggiungere – dentro e fuori casa – luoghi in alto.
I gatti abituati a uscire possono soddisfare questa esigenza arrampicandosi sugli alberi, passeggiando su alti muretti e – i più impavidi – passeggiando sui tetti, mentre in casa devono contare su di noi per un adeguato arricchimento ambientale.
Per prima cosa posizioniamo in diversi punti della casa – a seconda dello spazio e delle nostre disponibilità – dei tiragraffi, meglio ancora se ad albero, perfetti non solo come superficie per l’affilatura degli artigli, ma anche come supporto per l’arrampicata e come cuccia.
Possiamo inoltre rendere percorribili alcune mensole o creare un vero e proprio percorso verticale, fatto di piattaforme e ponti in legno, per permettere al micio di passeggiare e giocare in alto, come la sua natura richiede.
3. Urlare e punirlo
Nel percorso di educazione di un gatto gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo. A volte i nostri mici non rispondono positivamente alle regole di casa o faticano ad adattarsi ai cambiamenti. Quando qualcosa non va ce lo fanno capire attraverso specifici comportamenti, che in molti confondono con i dispetti. In realtà gli animali non fanno i dispetti, poiché la loro mente non è in grado di concepire il concetto di vendetta o ripicca. Eventuali comportamenti fuori dalla norma evidenziano semplicemente uno stato di disagio: bisognini fuori dalla lettiera, aggressività, tendenza a rovinare gli oggetti e così via.
Tenendo conto di questo, possiamo intuire che sgridare a voce alta un gatto o punirlo per dei comportamenti problematici non è solamente inutile, ma anche controproducente. Un atteggiamento brusco potrebbe infatti mettere il micio in uno stato di stress e ansia ancora più intenso, finendo per peggiorare la situazione.
Sono dunque categoricamente vietati gli schiaffetti sul sedere, le prese per la collottola (molto dolorose per il gatto adulto), le cuscinate, le grida e il famoso “spruzzino” d’acqua che in molti sono soliti utilizzare per distogliere il gatto da un comportamento sbagliato. Tutti questi metodi – non basati sul rinforzo positivo – non fanno che trasmettere paura e non insegnano nulla di utile al micio.
Se ci troviamo in difficoltà nell’educazione del nostro amico a quattro zampe o nella sua introduzione in una casa (anche in presenza di altri gatti), la cosa migliore è rivolgersi al veterinario o – ancora meglio – a un comportamentalista esperto, capace di analizzare la situazione nel dettaglio e di fornire preziosi consigli su come gestirla nel modo migliore.In casa adottiamo sempre il metodo del rinforzo positivo, premiando il micio con uno snack ogni volta che attua un comportamento corretto.
4. Lasciarlo a se stesso
Uno dei luoghi comuni più diffusi sul conto dei gatti è che questi siano degli animali indipendenti, che non hanno bisogno di nessuno per cavarsela. Questo può essere vero per un gatto che vive in natura in un ambiente non ostile e capace di offrirgli tutto ciò di cui ha bisogno, ma per gli esemplari che vivono in famiglia le cose non stanno così.
Sebbene sia vero che il gatto instauri un rapporto diverso con il proprio compagno umano rispetto al cane (per motivi che riguardano soprattutto la diversa storia evolutiva), ciò non significa che i nostri mici non si affezionino profondamente e che non abbiano bisogno di nulla da noi.
Una volta che decidiamo di accogliere in casa un gatto, dunque, dobbiamo essere pronti a prendercene cura ogni giorno con impegno, affetto e rispetto. Oltre a fornire un’alimentazione adeguata e un ambiente sicuro dove vivere, dobbiamo prenderci cura del nostro pelosetto anche dal punto di vista sanitario, sottoponendolo a controlli veterinari frequenti e curando eventuali patologie. Per offrire al micio una vita lunga e in salute, è importante vaccinarlo regolarmente, proteggerlo con antiparassitari adeguati e sottoporlo alla sterilizzazione, per tutelarlo dalle patologie dovute alla mancata riproduzione ed evitare problemi di randagismo nel caso fosse abituato a uscire di casa.
Un’altra cosa che non possiamo far mancare al nostro gatto è il tempo insieme. Fatta eccezione per gli impegni lavorativi – su cui non abbiamo il controllo – evitiamo di lasciarlo a casa da solo troppo a lungo. Sfruttiamo il tempo a disposizione per fare delle attività insieme. Giochiamo con lui regolarmente per permettergli di sfogare la curiosità e l’istinto venatorio, nonché per instaurare con lui un solido legame di amicizia. Se il micio lo accetta di buon grado possiamo anche portarlo a spasso in un luogo sicuro e tranquillo con guinzaglio e pettorina. Evitiamo però i collari con campanellino, molto fastidiosi per l’udito del micio e incompatibili con la sua indole di silenzioso predatore!
5. Adottare (senza pensarci) un altro gatto
Il lavoro e gli impegni quotidiani possono costringerci a trascorrere poco tempo in casa e a trascurare i nostri gatti. Da qui nasce la tendenza – piuttosto diffusa – di interrogarsi sulla solitudine del proprio micio e a valutare l’adozione di un secondo esemplare. In alcuni casi l’introduzione di un “fratellino” o di una “sorellina” può portare giovamento al nostro pelosetto, ma potrebbe anche complicargli molto la vita.
Partiamo dunque dal presupposto che la nostra compagnia non dovrebbe essere sostituita e che il modo migliore per non far sentire solo il nostro amico a quattro zampe è trascorrere insieme a lui del tempo di qualità.
Appurato questo, chiediamoci se il nostro gatto apprezzi la presenza di compagno o se preferisce non dividere i propri spazi con nessuno. Accettiamo anche la possibilità che l’inserimento non vada come sperato, perché l’aggiunta di un nuovo membro della famiglia – soprattutto se si tratta di un altro felino – è destinato a cambiare i precedenti equilibri e a modificare inevitabilmente le abitudini dei gatti coinvolti.
Prima ancora di procedere con l’adozione, dunque, l’ideale sarebbe contattare un comportamentalista per ricevere utili consigli per valutare insieme un inserimento corretto e moltiplicare le risorse a disposizione in casa, fondamentali per una serena convivenza tra gli esemplari.
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